Monti

Monti, l’ineffabile 2

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Ogni giorno ha la sua perla. L’altro ieri Prodi ci spiegava che la Francia senza il maggioritario che ha, sarebbe in una situazione peggiore della nostra1. Oggi, Mario Monti, sempre sul Corriere, ci spiega invece che ce la passiamo meglio noi, perché con il nostro parlamentarismo abbiamo potuto votare la riforma delle pensioni del 2011 la quale, sostiene Monti, salvò l’Italia dal fallimento. Poco importa che trecentomila persone, bollate come “esodati”, furono buttate sul lastrico. Ma ecco il suo ragionamento: «La Francia è un sistema semi-presidenziale. Tra il presidente e la piazza, nella quale i francesi scendono volentieri dalla fine del XVIII secolo, non c’è intercapedine. In Italia abbiamo la fortuna di avere un capo dello Stato senza poteri esecutivi ma normalmente con ampia moral suasion. E il sistema parlamentare, che ha i suoi inconvenienti, può produrre riforme strutturali di largo consenso che in un sistema presidenziale o semipresidenziale, come negli Stati Uniti o in Francia, sono molto più difficili. E questo proprio perché rendono quasi impossibili le grandi coalizioni e quindi la distribuzione su varie spalle dei costi politici dell’impopolarità. Ricordiamocelo quando qualcuno invoca il presidenzialismo»2. Tanto è sintetico e scattante Prodi, tanto è lento e didascalico Monti, ma il risultato finale è il marasma. Per carità, ognuno la pensa come vuole, non esiste per definizione un’ortodossia liberale, ma non si era mai vista tanta dissonanza in un’area in cui abbondano i padri della patria, i riservisti della Repubblica, i salvatori di ultima istanza, insomma quelli che vengono chiamati nell’ora del pericolo, quando la maggioranza tiranneggiata si rivolta contro le sempre esose pretese di Monsieur le Capital.

Ma tornando a Monti, l’amore del parlamentarismo e la diffidenza per il presidenzialismo non gli impediscono di tessere le lodi di Macron. Sentiamolo: «Macron è il leader con le idee più avanzate sul come costruire una nuova Europa. La sua forza nello spingere su questo sentiero [riformista] gli altri Paesi europei, a partire dalla Germania, risulterebbe tanto più attenuata quanto meno riuscisse ad andare avanti sulle riforme strutturali a casa sua, che sono sempre il banco di prova di un governo»3. Che simpatico questo liberale con il bazooka! I francesi non vogliono la riforma delle pensioni, ma si devono sacrificare per dare l’esempio a tutta Europa di un Presidente con gli attributi. Ave, Monti, morituri te salutant.

P.S.

E se questo marasma fosse solo una sceneggiata di superficie e, maggioritario o proporzionale, parlamentarismo o presidenzialismo, fossero solo trucchi sovrastrutturali buoni a seconda delle circostanze per salvare la struttura portante dell’edificio? Ma no, noiosi misoneismi marxisti!

 

  1. M. Ascione, «Governo distratto dalle liti. Il Colle? Non mi interessa. E poi i 101 sono ancora lì», «Corriere della sera», 10 gennaio 2020, p. 13, su cui vedi il post precedente. []
  2. L. Salvia, «Spero che Macron non ceda perché ha idee avanzate e l’Europa ha bisogno di lui», «Corriere della sera», 12 gennaio 2020, p. 15. []
  3. Ibidem. []

Montismo, dopo il berlusconismo

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Il berlusconismo è stato una lunga guerra nella sovrastruttura: televisione, università, case editrici, giornali. Monti invece vuole affondare nella struttura, cambiare la costituzione economica di questo paese, renderlo effettivamente diseguale.