nazionalismo

Nazionalismo convergente

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In un accoratissimo editoriale, apparso qualche giorno fa sul Corriere1, Ernesto Galli Della Loggia ha descritto impietosamente il passato e il presente di un’Italia di cui preoccupano le sorti future. Per Galli della Loggia, in tutti questi anni, noi abbiamo dimenticato che la nostra democrazia nasce da una guerra perduta, e che la sconfitta ha annichilito il nostro rango internazionale e ha cancellato la nostra sovranità, lasciandoci subalterni a poteri stranieri. Inoltre, le modalità della sconfitta, l’8 settembre, sono valse a incrinare l’immagine già non molto solida dello Stato, della sua autorità e del suo comando. A ciò si è accompagnato un gigantesco fenomeno di camaleontismo di massa dall’antico al nuovo regime. Infine, la Resistenza ha promosso il fascino della fazione e dello scontro e la facilità del ricorso alla delegittimazione e all’inimicizia assolute in nome dell’antifascismo, ma anche la perdurante suggestione dell’«organizzazione» e delle «reti» più o meno occulte. Sia pure a dispetto della buona volontà di molti, ha continuato Galli della Loggia, è accaduto così che dopo il ‘45 la dimensione della nazione si sia rapidamente eclissata. E in assenza di essa, per forza di cose non ha potuto neppure esistere l’idea dell’autonomia e del valore superiore dei suoi interessi generali. Cioè degli unici fattori che rendono possibile l’esistenza di una vera classe dirigente. Sicché abbiamo dovuto contare solo sulla politica, ma una politica senza fondamento. Siamo diventati perciò un Paese che non sa cosa è né cosa vuole essere; senza idee, senza strategie, senz’anima, sempre più terra di diseguaglianze e di povertà. Un Paese senza Stato, perlopiù sporco e malandato, spesso invivibile, incustodito e inerme di fronte a chiunque voglia prenderselo. Di fronte a questo sfacelo, all’ordine del giorno va messa, allora, secondo Galli della Loggia, la rifondazione della Repubblica. Come? Ripensando senza inganni compiacenti la sua origine storica, per costruire una sua nuova memoria rispondente alla verità: ecco il primo compito di questa rifondazione.

Ci si potrà chiedere, e il secondo? Il terzo? Il quarto compito? Galli della Loggia non li delinea, e lo comprendiamo, dopo la fatica di quell’affresco storico, era giusto riposarsi. Ma facciamo un esperimento, che ci viene suggerito dalla pressoché contemporanea pubblicazione di un comunicato di Potere al Popolo, questo raggruppamento di sinistra che sta facendo grossi sforzi per uscire da una iniziale condizione goliardica. In questo comunicato, tra le tante cose giudiziose che vengono dette, si enuncia la seguente: «Vanno respinte al mittente le ingerenze della tecnocrazia e degli organi della UE e della NATO. Il popolo italiano deve riconquistare il diritto alla piena applicazione dei principi contenuti nella prima parte della Costituzione repubblicana, continuamente messi in discussione dalle politiche di austerità della UE e guerrafondaie della NATO»2. Il linguaggio è crudo, e non è certo fatto per chi bada alle sfumature, ma diamolo da leggere a Galli della Loggia. Lui lamenta, come abbiamo visto, che la sconfitta del ’45 ha annichilito il nostro rango internazionale e ha cancellato la nostra sovranità, lasciandoci subalterni a poteri stranieri. L’UE e la NATO sono l’espressione di tali poteri stranieri? Sicuramente Galli della Loggia prenderebbe a spiegare che l’UE è un destino che abbiamo scelto noi, e la NATO serve a garantire la nostra libertà. Ma allora chi sono questi poteri stranieri cui siamo subalterni? Il nazionalismo borghese, di cui l’editoriale di Galli della Loggia è una perfetta espressione, è fatto così, si fanno grandi analisi apocalittiche, ma appena ci si riferisce a qualcosa di concreto, c’è il fuggi fuggi. E il nazionalismo che generosamente definiremmo proletario, com’è fatto? Beh, l’abbiamo visto dal tono del comunicato di Potere al Popolo, gli piace abbaiare alla luna. Per l’uno e per l’altro nazionalismo, l’importante è delineare il primo compito. Poi subentra la stanchezza, e ci si riposa. Nel frattempo, il popolo italiano in carne ed ossa ha scelto, e i sondaggi che tutti i giorni gli massaggiano la mente, dicono che sei italiani su dieci sono favorevoli al governo Lega-M5S che si delinea. È il solito consenso di massa che, dal 1924, giusto per risalire indietro nel tempo, gli italiani non negano a nessuno.

  1. Un paese che va rifondato, «Corriere della sera», 18 maggio 2018, pp. 1 e 34 []
  2. Potere al popolo e il governo che verrà, http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=34036 []