Grillini

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Non giustizia. Né libertà. Non uguaglianza. Né solidarietà. Onestà. Questa la richiesta che sale dal popolo grillino, come si è visto al funerale del Misterioso Leader, e in ogni altra circostanza in cui detto popolo si raduna. Ma cos’è l’onestà? L’onestà è il comportamento corretto, il rispetto delle regole, in breve, il riconoscimento della legittimità dell’esistente e il valore morale che si attribuisce all’adeguarsi volontariamente ad esso. Ma i grillini, con le bisacce piene di voti, adesso proclamano che “tutto cambierà”. Cosa, cambierà? “Loro” rubavano, i grillini non ruberanno. “Loro” si spartivano le cariche, i grillini guarderanno solo al merito e alle competenze. “Loro” governavano a vita, i grillini faranno solo due mandati di seguito. In effetti, sono cose rivoluzionarie, ma che rivoluzione è? Una rivoluzione economica? Non si direbbe. Sociale? Neppure. Politica? Sì, certo, politica, ma in che senso politica? Si può dire che la Casaleggio & Associati è il nucleo dirigente di un movimento spontaneo? Si può dire che i 5Stelle sono un esempio di unità dialettica tra spontaneità e direzione consapevole? Si dirà, ma queste sono domande libresche. Perché libresche? Si può forse dire che il popolo dei 5S è spontaneo? O non si deve forse dire che è stato la costruzione ben riuscita di una lunga opera di sobillazione, attuata con un abile mix di moderne strategie di rete e di comizi ed adunate tradizionali? Non si deve forse dire, soprattutto ora che hanno il vento in poppa, che comizi, adunate e sfoghi identitari sul web, resi realtà reale dai meet-up, sono stati le uniche strutture partecipative stabili dei 5S prima che esplodessero elettoralmente? Non è forse corretto rilevare che non provengono da una rete solidaristica, né economico-sindacale, ma che sin dall’inizio hanno puntato ad espugnare la cittadella della classe politica? È forse lontano dalla realtà affermare che i 5S rassomigliano alla massa di manovra di una (certo, democratica e pacifica) minorannza sovversiva, che comprende il nucleo originario della Casaleggio & Associati, con la sua protesi demagogica del comico Beppe Grillo, allargato poi al “direttorio”, il tutto funzionale alla selezione di personale politico che preme dalla sottostante massa di manovra per accedere alle cariche pubbliche? Non è forse corretto affermare che, in realtà, il M5S è un fenomeno tutto interno alla classe politica, cioè tutto sovrastrutturale, con larvati agganci con la struttura, di cui rivendicano solo il legame con la mitica piccola impresa? Un capitalismo mignon, da popolo minuto, che serve come giustificazione di un’operazione di ricambio politico, favorita dal mandarinismo dei partiti vecchi e nuovi sorti e trasformatisi nel lunghisismo periodo di crisi politico-istituzionale che va dal 1980 ad oggi? La risposta a queste domande la si può trarre da quello che hanno fatto e si apprestano a fare nei comuni in cui governano o governeranno: con una mentalità da contabili, il loro primo pensiero è di mettere a posto i bilanci, poi tirano qualche petardo al potere della banche, e con aria da tartufi provinciali danno lo sfratto a qualche grande opera (no Olimpiadi ma, con la scusa che “il sindaco non la può bloccare”, sì alla Tav!), il tutto condito con la grottesca enfasi propagandistica delle mance alla piccola impresa – vere e proprie mance che tirano dalle loro tasche, devolvendo eroicamente parte del loro stipendio di parlamentari. La piccola impresa, il segmento capitalistico meno funzionale a innovazione, istruzione, cultura. È facile allora prevedere che il loro trionfo politico si tradurrà in una minima ridistribuzione di pesi tra capitalismo grasso e capitalismo minuto, e che tutto si risolverà nella promozione di un nuovo personale politico che a poco a poco riprodurrà i comportamenti del vecchio, perché la matrice strutturale resterà tale e quale, con i suoi squilibri economici, sociali e geografici dei quali il popolo grillino e i suoi Grandi Leader non mostrano di sapere nulla, salvo la nuotata conquistatrice che il Capo Comico a suo tempo riservò alla Sicilia. Nei barbosi libri, un tempo si apprendeva che l’esistenza dei partiti politici, invece di negare la lotta delle classi, si basa interamente su di essa. Il grillismo nasce per negare i partiti e si proclama movimento. In ciò, bisogna riconoscere che è davvero onesto. Con la sua stessa esistenza, esso infatti onestamente ammette che, in quanto movimento, è una edulcorazione della lotta di classe, è fumo negli occhi, casino per trasformare la classe in popolo, da ricondurre docilmente sotto l’immutato comando dei vecchi rapporti di produzione. Il M5S è figlio di un capitale che ha destrutturato il lavoro, spezzettandolo in segmenti con interessi divergenti. Quando e se si produrrà una nuova sintesi del lavoro, il M5S si scioglierà come neve al sole, ivi compreso Rousseau, la piattaforma democratico-digitale in cui il popolo è deciso dalla “volontà collettiva” altrui.