Quaderni mancanti

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I quaderni erano trentaquattro, ma ne abbiamo trentatré. Ma i quaderni erano trentatré, e ne abbiamo trentuno. In questi numeri che non tornano, sta l’essenza della cultura europea del XX secolo. Gramsci e Heidegger, chi l’avrebbe detto, legati dal comune destino dei quaderni mancanti. Eh, sì, perché anche Heidegger vergò – comodamente assiso, è vero, al tavolo di legno della sua piccola ed amena baita di Todtnauberg – i suoi reconditi pensieri su dei quaderni dalla copertina nera, e dispose che fossero pubblicati solo quando l’edizione della sua opera omnia avesse avuto termine. Così è stato. Ma quando, all’inizio di quest’anno, questi quaderni sono usciti, tutto l’heideggerismo ha avuto una scossa, come un gregge che, in una ventosa mattinata di maggio, ondeggia vertiginosamente di qui e di là nel verde di un ripido costone. E a voglia il pastore dell’essere (scilicet, il linguaggio) con i suoi richiami a sforzarsi di tenere a bada le pecore! Chi si vuole dimettere, a chi, dando interviste, si incrina la voce, chi si vuole buttare a mare. Insomma, un’afflizione, un cordoglio generale. Eh, sì, perché Martin l’ha combinata grossa. Tutti gli heideggeriani, di destra, di centro e di sinistra, erano quasi riusciti in tanti anni di duro lavoro a far quasi dimenticare i suoi trascorsi nazisti e antisemiti, e lui, Martin, invece, che ti fa, ti fa trovare questi quaderni che confermano quanto di peggio (o di meglio) si potesse pensare di lui. Insomma, per dirla con il Francesco d’Assisi di Dario Fo, uno smerdazzo che ha inondato tutto il casato. Ma di questo poco potrebbe calére se non ci fosse questa storia dei, non uno, bensì addirittura due quaderni mancanti. Martin, ma che ci combini? Fonti degne di fede riferiscono che il burlone li abbia dati in lettura a qualcuno di cui si fidava, e che non li abbia più avuti indietro. Ma che ci sarebbe scritto, in questi quaderni? E chi lo sa. Solo si sa che risalirebbero a periodi critici del pensamento del filosofo, all’inizio, quando maturava l’adesione al nazismo (1931/32), e alla fine, quando Hitler si era appena sparato in bocca (1945/46). Insomma, opinio communis è che sarebbero quaderni ancora più neri, e non solo per la copertina, di quelli che sono stati appena pubblicati. Ma qui la communis opinio falla, erra, scappuccia, insomma si sbaglia. È molto più verosimile congetturare che in quei quaderni il vice pastore dell’essere, il cappellano, insomma, non fosse all’altezza della sua fama, insomma, avesse ceduto a delle debolezze liberali, razionalistiche e persino umanitarie: qualche incauta considerazione sull’universalità della libertà borghese, un’apprezzamento, per quanto sfumato, sul carattere progressivo del Gestell, una lacrimuccia, sebbene appena accennata, per le tante anime ebree evaporate nel cielo di Auschwitz. E, allora, di fronte a questi cedimenti metafisici, che avrebbero un giorno potuto macchiare la sua reputazione di indomito combattente nichilista, che ti fa, il buon Martin? E qui succede qualcosa di veramente sorprendente. La fama già circolava, c’è un italiano, un pezzo grosso del Comintern, che c’ha una passione segreta, quella di far sparire quaderni. Ha già fatto questo scherzetto col quaderno trentaquattro dell’amico Gramsci. Martin ha chiesto in giro: chi è questo Gramsci? Un comunista che si è convertito al liberalesimo in punto di morte, gli hanno risposto. Tien, quello che stava per capitare a me, se gli americani non m’avessero graziato, ha esclamato il vecchio Martin. Allora, questo italiano fa al caso mio. Ed è così che ha preso contatto con Palmiro, sì, proprio lui, Palmiro Togliatti. Figurarsi se quello si faceva pregare, con quella voglia di quaderni che si portava appresso dall’infanzia. E così, ora, i quaderni scomparsi per mano sua sono tre, due di Heidegger e uno di Gramsci. Si dirà: addio quaderni, non li vedremo più. Tranquilli. C’è chi conosce la verità, lui, il solito D’Alema, il quale ha pubblicamente dichiarato che Togliatti, a distruggere quaderni, non ce lo vede. È più probabile, invece, che li abbia nascosti, e che, luciferinamente zoccoluto com’era, ha disposto che vengano fuori al momento opportuno. Vogliamo scommettere? Se Renzi non ce la fa a far nominare D’Alema Mr. Pesc, avremo tre eventi che sveleranno l’ente nella verità dell’essere. Insomma, i tre quaderni autentici verrano fuori, alla luce del sole, e poi vediamo chi tiene le prime pagine dei giornali.